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Un bell'articolo di Poyinter sulle conseguenze del live streaming da parte dei giornalisti.
Nell'articolo (inglese) si pongono 10 domande che ogni giornalista drovrebbe farsi prima di andare in diretta sui social. Le ho sintetizzate e tradotte. Eccole:

1. Al di là di fattori competitivi, quali sono le motivazioni per andare in diretta? Perché i tuoi spettatori devono sapere questa storia prima che i giornalisti abbiano la possibilità di filtrare le informazioni?
2. Sto speculando su morti, feriti, armi, motivazioni e descrizioni?
3. Quando, se proprio devi farlo, vuoi collegare o condividere un live feed che viene dalla persona che è al centro della storia?
4. Pubblicheresti qualunque cosa stai trasmettendo live?
5. Sei pronto a trasmettere il peggior risultato possibile che potrebbe derivare da questa storia: come ad esempio una persona che si suicida o uccide qualcun altro durante la diretta?
6. Come fai a sapere che le informazioni che stai trasmettendo in diretta sono vere? Quante fonti hanno confermato le informazioni?
7. Quali sono le conseguenze, a breve e lungo termine, di “andare in diretta”? Quali sono le conseguenze dell'attesa per la conferma ulteriore?
8. Qual è il tono della copertura? Si può aumentare la consapevolezza di un evento significativo, riducendo al minimo clamore inutile e la paura?
9. Hai preso in considerazione un piano B con azioni che potrebbero minimizzare i danni se le immagini dovessero diventare troppo crude?
10. Come fa la redazione a comprendere chiaramente le norme per i contenuti crudi e violenti? Quanto sono comprensibili per tutti le linee guida in caso di assenza di chi in genere prende questo tipo di decisioni?

10 Domande che Dovresti Farti Prima di Andare in Diretta sui Social

Un bell'articolo di Poyinter sulle conseguenze del live streaming da parte dei giornalisti. Nell'articolo (inglese) si pongono...
venerdì 29 luglio 2016

Si chiama 'Verification Handbook' e dovrebbe essere una vera e propria bibbia per i giornalisti. Si tratta di una guida per la verifica dei contenuti.

Una guida scaricabile online fatta da giornalisti per giornalisti in italiano per verificare le notizie che trovi in rete.

Grazie all'European journalism centre.

Basta con le bufale e basta con gli errori dovuti alla fretta o a poca conoscenza del mezzo. 

Scaricala ora!

Verification Handbook, in italiano la guida per la verifica dei contenuti digitali

Si chiama 'Verification Handbook' e dovrebbe essere una vera e propria bibbia per i giornalisti. Si tratta di una guida per la v...
mercoledì 27 luglio 2016


L'agenzia SMART sta utilizzando da tempo ormai la realtà virtuale per raccontare la guerra in Siria.

Il co-fondatore dell'agenzia Chamsy Sarkis spiega: "Stiamo usando la realtà virtuale anche per la credibilità, perché lasci che lo spettatore sia testimone diretto in Siria. Sente di essere in Siria, è un teletrasporto virtuale e può vedere con i propri occhi quello che sta succedendo. Se gli dicessi che ci sono quartieri che sono completamente distrutti, non ti crederebbe, ma se indossa il dispositivo per la virtual reality e li può vedere, si può davvero testimoniare la di struzione. Così è molto potente, e si può aggiungere la narrazione, non è solo immagini crude".

L'articolo completo in inglese su Journalism.co.uk

Come l'Agenzia Smart Racconta la Siria in Realtà Virtuale

L'agenzia SMART sta utilizzando da tempo ormai la realtà virtuale per raccontare la guerra in Siria. Il co-fondatore dell...
domenica 17 luglio 2016
In una bella intervista su La Voce di New York, il giornalista Mario Tedeschini Lalli (foto) parla del presente e del futuro della professione giornalistica. Merita di essere letta integralmente ma questa è una parte molto interessante:

"Nell’universo digitale – nel quale viviamo tutti, giornalisti e non giornalisti – il problema principale del giornalismo e dell’editoria giornalistica è che non occupano più una posizione centrale rispetto alle relazioni umane. Un tempo, se un sindaco doveva far sapere che si candidava e doveva raccogliere voti non poteva che farlo attraverso un giornale o una radio-tv; se un cittadino voleva far sapere all’assessore che da tre mesi la sua strada non era illuminata, si rivolgeva a un giornale; se un’azienda voleva trovare clienti per un prodotto, comprava pubblicità su un giornale… e così via. Oggi nessuno è più “obbligato” a passare da noi, quindi dobbiamo in un certo senso “giustificare” la nostra esistenza e il nostro lavoro. Ci troviamo scentrati, senza un ruolo definito a priori, in una rete dove agiscono attori diversi e con diverse intenzioni. Non è facile e per molti è assai doloroso".

Il giornalismo che non c’è più e quello che potrebbe esserci

In una bella intervista su La Voce di New York , il giornalista Mario Tedeschini Lalli (foto) parla del presente e del futuro della profes...
venerdì 15 luglio 2016